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#10yearschallenge: com’è cambiato l’ambiente in 10 anni

#10yearschallenge

Molto probabilmente dovremmo riflettere di più sulle trasformazioni che negli ultimi anni hanno interessato l’ambiente naturale. In questo modo ci potremmo rendere conto dei danni che sono stati causati ad un patrimonio molto prezioso per tutto il mondo. A spingerci alla riflessione ci pensa la nuova versione del gioco social #10yearschallenge. Si tratta di una versione tutta dedicata all’ambiente, che permette di mettere a confronto le immagini che si riferiscono alla natura nel 2009 e quelle che riguardano invece il 2019.

L’obiettivo è la sensibilizzazione dei più sul pericolo che rappresentano i cambiamenti climatici. Proprio per questo, attraverso questo gioco, si possono vedere alcuni ambienti naturali che hanno subito grosse trasformazioni. L’Antartide, l’Amazzonia, il deserto del Sahara: chi vuole può postare le immagini che si riferiscono agli ambienti della Terra.

In particolare destano interesse le immagini diffuse da alcune organizzazioni ambientaliste, come Greenpeace e WWF. E anche alcuni personaggi famosi si sono cimentati nell’opera di sensibilizzazione, in nome della sostenibilità ambientale.

E non sono affatto rassicuranti i messaggi che arrivano dalle foto che si possono ammirare su #10yearschallenge. Infatti anche il WWF avverte che in 10 anni l’uomo è stato capace di distruggere tantissimo degli ambienti naturali. I responsabili del WWF hanno fatto notare che a risentirne di più sono stati gli animali, le piante e gli oceani.

Tuttavia dovremmo essere ancora in tempo per poter portare avanti un percorso di riparazione, per fermare, con le nostre azioni, i mutamenti del clima e vincere una sfida molto importante, che è quella contro l’estinzione della specie umana e delle specie viventi in generale.

E non si tratta soltanto di mutamenti climatici, perché i dati che arrivano e che le associazioni ambientaliste diffondono grazie alla versione green del gioco social mettono in evidenza anche come siano state le azioni dell’uomo ad agire direttamente contro le altre specie viventi, al di là del pericolo rappresentato dai mutamenti del clima.

Per esempio il bracconaggio viene additato come uno dei veri e propri mali degli ultimi anni. Basti pensare ai danni che ha provocato nei confronti di una specie come l’elefante africano, che è stato sottoposto ad un vero e proprio commercio illegale per le zanne d’avorio. Tra il 2007 e il 2014 sono morti 144.000 elefanti africani proprio a causa del bracconaggio che ha avuto come principale scopo il commercio dell’avorio.

Gli stessi dati molto preoccupanti sono quelli che riguardano i rinoceronti uccisi. Il WWF ha messo in evidenza che dal 2007 al 2016 si è avuto un incremento esponenziale del bracconaggio al rinoceronte, con un aumento del 9.000%. L’obiettivo dei bracconieri è quello di avviare un commercio di corni che è particolarmente attivo in alcune zone del mondo specifiche, come per esempio il Sud Africa.

E poi ancora il leone, che negli ultimi anni si è estinto in 12 Paesi. Anche in questo caso il bracconaggio fa la sua parte, perché secondo gli ambientalisti esiste un vero e proprio commercio da parte di coloro che lo considerano un trofeo di caccia. In questo caso soprattutto la minaccia per i leoni arriva dalla caccia messa ad opera dalle popolazioni locali. In 21 anni è stato ucciso il 42% dei leoni dell’Africa.

Se poi combiniamo le azioni del bracconaggio con i rischi derivanti dai mutamenti climatici, come si vede anche dagli elementi diffusi grazie a #10yearschallenge, è facile capire come gli habitat di tutti questi animali siano resi sempre più invivibili e che quindi non sia più facile per essi adattarsi. Il risultato finale consiste in una minaccia di estinzione sempre più significativa, che può mettere veramente a rischio i delicati equilibri naturali su cui si basa il nostro pianeta.