Il dado, vegetale o di carne che sia, è uno di quei prodotti che , ormai da anni, sono entrati a far parte delle abitudini di quasi tutti gli italiani; se immaginate di entrare in casa di una famiglia qualsiasi e dare una sbirciatina nel frigorifero, con grande probabilità troverete almeno un cubetto di dado ben riposto in qualche angolino.
Sarà per lo stile di vita sempre più frenetico ( che purtroppo lascia sempre più spazio a prodotti pret-a- manger) o per semplice abitudine, ma Il dado viene sempre più utilizzato per insaporire cibi (risotti , brodi, salse ecc) che altrimenti ci sembrerebbero poco appaganti e saporiti, abbiamo perso l’abitudine e la sensibilità di assaporare quei gusti ben definiti che sono riposti in ogni singolo alimento.
Per esperienza diretta, mi è capitato di sentire più di una volta dei commensali preferire un risotto perché semplicemente saporito e sapido piuttosto che un risotto veramente caratterizzato dall’ingrediente principale.
A parte la questione del sapore, che può piacere o meno, il vero problema è il suo contenuto:
Il dado è forse il prodotto più lavorato e ricco di additivi che esista in commercio e, tutt’oggi , a causa delle etichette poco chiare e della scarsa informazione, si fa fatica a capire se quello che stiamo comprando sia realmente un prodotto affidabile o meno.
Il glutammato, che fino a qualche anno fa rappresentava l’ingrediente principale del dado industriale, è stato bandito da diverse aziende (anche se in realtà non è del tutto dimostrato che sia realmente nocivo)ma in ogni caso coloranti, conservanti e aromi sintetizzati in laboratorio la fanno ancora da padrone.
Detto questo, il dado potrebbe obiettivamente essere usato in modo vantaggioso in cucina, per fare un brodo veloce (a chi non è mai capitato di arrivare tardi a casa e chiedersi: adesso cosa mangio?) con cui preparare una veloce minestra o bagnare un buon risotto.
Quindi, se decidete di usarlo, seguite il mio consiglio e preparatelo da soli a casa.
immagine dado vegetale via shutterstock